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Don Alfonso ha celebrato 50 anni di sacerdozio

Domenica 3 luglio nel Santuario di Santa Maria di Canneto c’è stata la solenne celebrazione del 50 anniversario di ordinazione sacerdotale, avvenuta a Torella del Sannio il 3 luglio 1966, di don Alfonso Cerrone.
Tanti i fedeli che con gratitudine hanno partecipato alla S.Messa concelebrata da Don Nicola, che festeggerà il suo cinquantesimo il 10 luglio, e altri sacerdoti della diocesi insieme al loro Vescovo Domenico.
La celebrazione è iniziata con il saluto del Vescovo che ha ringraziato Don Alfonso per il suo prezioso servizio come rettore del Santuario.
Durante l’omelia don Alfonso ha detto: Grazie per il dono del sacerdozio: “l’unica cosa di cui sono convinto che non debba chiedere scusa e perdono è la scelta fatta dopo tanti anni di studio (12), di riflessione, di confronto con le varie guide spirituali che si sono avvicendate in quegli anni, con i superiori e con i Vescovi: quella, cioè, di essere moralmente sicuro della mia scelta vocazionale avallata dal parere favorevole dei suddetti superiori e che mi portò alla Domenica del 03 Luglio 1966 ad essere ordinato Sacerdote”; Perdono per “l’inadeguatezza di questo strumento che sono stato in tutti questi anni, e la grandezza alla quale il Signore avrebbe voluto portarmi. Il messaggio che siamo chiamati a portare, noi Sacerdoti e cristiani laici, tutti quindi, è di una altezza e di una profondità tanto lontana dalla mia e nostra piccolezza che, me ne darete atto, ci sentiamo piccoli e meschini.” Ha rivolto un pensiero di gratitudine ai suoi genitori, alle sorelle, a suo fratello don Antonio Cerrone e a quanti lo hanno accompagnato e sostenuto nella vita spirituale. Commentando il Vangelo proclamato ci ha consegnato queste riflessioni: “solo se poggeremo tutto il dire e il nostro fare sulla forza e sul dono di Dio saremo ripieni di pace da distribuire, da dare gratuitamente ad ogni uomo”.
Ha concluso la sua omelia con queste parole:
“NON E’ MAI TROPPO TARDI PER CHIEDERE PERDONO
La riscoperta dell’essere “nuova creatura”, la riscoperta dell’ “essere rivestiti di Cristo” con il segno della veste battesimale, la consapevolezza di non essere coerenti con la vocazione battesimale non può che portarci a dire: Signore pietà…
Oggi è anche la festa di S.Tommaso Apostolo che con il suo atteggiamento provocò l’affermazione del Cristo Risorto: Beato chi crede senza aver veduto…

Signore Gesù, i criteri con cui scegli i tuoi Apostoli sono strani; li vai a cercare tra gli increduli, tra i peccatori, tra i pubblicani, tra i persecutori, tra gli esattori delle tasse…Ma tu sei venuto proprio per questo: per stare con chi ha bisogno di Te e della tua Misericordia.

Signore, io ho bisogno di Te! Noi abbiamo bisogno di Te. Dà a ciascuno di noi la grazia della coerenza e della perseveranza, perché tutti ci impegniamo ad essere evangelizzatori ed operai del Vangelo per costruire il Tuo Regno di Pace. Amen.”
Prima della benedizione finale Don Alessandro di Sabato, parroco della parrocchia dove Don Alfonso è stato battezzato, ha rivolto un augurio a don Alfonso ricordando e ringraziandolo per  tutte le volte che anche dopo brevi colloqui ne usciva sempre rinvigorito e rasserenato.

Siamo riconoscenti a don Alfonso per il servizio svolto nelle comunità di Torella del Sannio, Castel di Sangro, Sulmona e ora al Santuario di Canneto. Un servizio umile e semplice ma ricco delle sue esperienze e della sua cultura che dona ad ogni persona che lo incontra una preziosa testimonianza dell’Amore di Cristo.

Gli auguri di un suo amico:

Vestire di parole una persona è dura impresa

si corre il rischio pericoloso di dir poco o troppo;

ma non voglio per questo dichiarare la resa.

             Dio chiama, e in modo diverso ciascuno s’impegna,

            tu hai scelto la via alta  di metterti al Suo servizio:

           operaio del Vangelo  annunciato con parola degna.

 Attingo alle parole del salmo responsoriale 62,

tu e Don Dante siete stati nella fede il mio aiuto:

non sarà mai troppa la gratitudine per voi due.

          Per il tuo cinquantesimo di vita a Cristo consacrata

          rifletto, ma non trovo pensieri e parole adeguate,

          penso a Dio  insediato nella tua vita a Lui dedicata,

 alla vita umana come immagine della divinità,

al sacerdozio che trasforma l’uomo in Cristo:

è forse  privilegio tale grande responsabilità?

            Voglia Dio accogliere il tuo sacerdozio con amore

            semi e radici, rami e foglie della  umana fragilità,

            la fede ti affidi all’amico, maestro e Salvatore.

Ma cos’è nella vita davvero importante?      

Tu hai voluto rispondere in modo esemplare:

vivere in semplicità per fare cose sante.

                                                          Terzio